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  1. marta brancatisano said…

    Gli aspetti della serie che ritengo più rilevanti sono quelli che rivelano quelle che io chiamo costanti antropologiche. Temi e modi che incontrano nuclei profondi della struttura umana facendoli risuonare emotivamente e provocando attenzione, attaccamento e soddisfazione. In una parola: successo planetario. In DA è particolarmente interessante vedere come questo si ottenga con elementi del racconto decisamente controtendenza:
    Bellezza ( immagini in esterno e interno meravigliose e piene di armonia. costumi curati alla “Visconti”. modi di muoversi e di parlare eleganti ma non vuoti, ecc.)

    Vita quotidiana, ovvero la normalità vs la stranezza o l’emergenza. Il dramma è servito ugualmente – in salsa rosa o gialla – ma sempre alla “portata” delle vicende di gente comune.

    Classi sociali senza conflitto:parità di qualità e di durata del racconto per quanto riguarda i nobili e per quanto riguarda la servitù. L’interazione tra le due classi – aiutata da una forte identità – è improntata sul valore della differenza che riceve arricchimento reciproco: gli uni servono agli altri e ciascuno è soddisfatto della propria condizione. Una visione degna di S.Paolo e del suo amico Onesimo. Anche questo controtendenza.

    Intreccio tra pubblico e privato.
    Le grandi vicende del periodo storico filtrate – fedelmente – dai testimoni anonimi. La grande storia nel vissuto comune con profondo effetto culturale.

    Infine, nell’ultimo episodio, il messaggio più sorprendente: l’apoteosi del bene! Nessuno se non un inglese ( di questi tempi e in questo campo ) avrebbe
    osato sbandierare un così perfetto e totale happy ending.

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